Un software sviluppato appositamente per il progetto analizza le immagini in movimento, fotogramma per fotogramma, estraendone i parametri in variazione (luminosità media, pixel più luminoso, etc..). Contemporaneamente i valori numerici ottenuti vengono rimappati in un segnale MIDI, ossia un segnale in grado di controllare in tempo reale dei software di sintesi sonora. Questo procedimento dona al suono una profonda sensibilità alla variazione del segnale visivo, aprendo tra l'altro la strada a sincronizzazioni inaccessibili ad un lavoro manuale. La selezione dei materiali da sonorizzare è frutto di una scelta tecnica e di una estetica. La prima riguarda la "predisposizione" delle immagini al processo di analisi del software. La seconda ha a che vedere con una sorta di senso di filiazione: i filmati scelti sono il risultato di un'intensa ricerca da parte dei loro autori sul mezzo, sui limiti e sulle potenze del suo dispositivo materiale, sulla sua natura di medium che andava (e che va) sottoposto ad un processo di continua reinvenzione. Ciò che si viene a determinare, è un’iconografia della società dello spettacolo, vista dal lato dell’ingranaggio, del meccanismo della macchina di produzione immaginaria nel momento della propria parte costituente. Spot, clip, loop, video, documentari, miscelati insieme da un sapiente vj, smettono di essere schegge indipendenti, per andare a formare, alterate ciascuno nel proprio codice genetico, un glutinum di senso, teso a costante verifica.